I coltelli di Michele Miliffi

Michele Miliffi,

Classe 1988, abito in un piccolo paesino dell’entroterra marchigiano, Piobbico, dove  più di 60 anni fa mio nonno (CLASSE 1925) intraprese un mestiere allora inesistente nella piccola realtà contadina del paese, IL FABBRO.

Nei decenni successivi egli  poté affrontare le situazioni più differenti, dalla frequente riparazione di macchiane agricole, a lavori in ferro battuto, a prestazioni in ditte artigiane che si occupavano di belle arti in tutta Italia, fino alle richieste più semplici dei contadini o dei compaesani, potendo così farsi un bel bagaglio di conoscenze in vari campi della meccanica e metallurgia.

Questo a sottolineare il fatto che nonostante avesse solo il diploma di terza elementare fu chiamato anche come esaminatore nella scuola professionale di mestieri del paese (aperta negli anni 60).

Fin da piccolo con grande ammirazione e curiosità seguivo in disparte i suoi lavori nella bottega sotto casa, che fu tra l’altro mio luogo di svago di tutta l’infanzia. Ero affascinato nel vedere che qualunque cosa potesse passare dalle sue mani, prendesse forma o funzionasse con mosse semplici e naturali, di grande maestria. Quindi (cosa fondamentale) ero CURIOSO nel vedere come facesse.

Qualche anno fa decisi che era giunto il momento, a quel punto della mia vita, di mettersi seriamente ad ascoltare ed imparare tutto quello che poteva insegnarmi mio nonno, a chi avrebbe potuto insegnarlo se non a me? Pensai quindi che sarebbe stato un sacrilegio far andare disperso così tanto sapere, su un arte così affascinante e ai tempi d’oggi rara.

Mi sono rimboccato le maniche e dal 2011 di volta in volta ho voluto imparare a fare le cose più tradizionali come ringhiere, oggetti in ferro battuto in genere e attrezzi della tradizione contadina (asce, roncole, mannaie, vanghetti). Tutto ciò sempre con un  sottofondo di aneddoti su vicende della sua vita, di lavori fatti e di consigli preziosissimi, in tutti i campi di sua competenza.

Fino ad oggi, unendo una mia vecchia passione, quella dei COLTELLI, a quella per il mestiere di mio nonno, ho deciso di provare a realizzare principalmente coltelli e poi altri oggetti su richiesta, come hobbista, arrivando ora ad un discreto livello costruttivo e di finitura (anche se maestri non si diventa mai).

Gli attrezzi  e l’officina sono rimasti principalmente quelli di una volta che aveva comprato mio nonno: la vecchia forgia, l’incudine da 60 kg (oggi un po’ meno), il trapano a colonna, le saldatrici, una mola assiale da banco, la sega, e la ruota di pietra per affilare. Di mio ho aggiunto la sega a nastro per legno, una levigatrice che mi sono auto-costruito, una lucidatrice, anch’essa di mia costruzione e per ultimo un forno elettrico per un adeguato trattamento termico degli acciai. Ma siccome gli attrezzi non bastano mai, ogni tanto aggiungo qualche pezzo.

Dal 2015 ho iniziato a partecipare ad alcune mostre in giro per l’Italia, tra le quali fin ora quelle di Maniago, Cerveteri, ACHI show a Parma, Roccagiovine, quelle di Livorno e Valdobbiadene sia come espositore che come visitatore. In queste occasioni ho potuto conoscere e fare amicizia con alcuni dei più validi maker italiani, tra i quali Roberto Ottonello, Nino Nista, Denis Mura, Milko Di Paco, Carlo Cavedon, Gian Claudio Pagani e tanti altri, sempre in un clima di grande convivialità.

Continuo così a molare, forgiare, levigare e costruire, convinto di portare avanti sia una causa nobile, sia la storia indelebile di un anziano e raro artigiano, di quelli che non se ne trovano più in giro.

Michele Miliffi

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